bellissima inchiesta! siamo in effetti in una era in cui lo “storytelling” è piu importante del prodotto in se. anzi, negli ultimi anni siamo nel “emotional”: qualsiasi prodotto, servizio, programma, musica o musicista deve essere accompagnato da un qualcosa che fa emozionare, arrabbiare, commuovere, far ridere, perché stimola l’interesse e (nel caso per esempio delle notizie) la condivisione.
questo articolo mi fa riflettere come le “Fake News” alimentano tantissimi mercati, anche quello delle aste…purtroppo.
devo ammettere che anche io sono vittima delle storie che stanno dietro i segnatempo, dall’ allunaggio alla decima mas e che per me l’heritage di un marchio o modello è la cosa piu importante, anche rispetto alla qualità costruttiva…non ci posso fare nulla, sono un romantico.
ma in fondo non indossiamo quello che ci emoziona? e certe fake story non fanno altro che alimentare questa hype, aumentare la richiesta e di conseguenza i prezzi (vedi daytona Paul Newman)
fa tutto parte del gioco.
quante volte di fronte a un microbrand con un enorme rapporto qualità prezzo diciamo “eh ma non ha storia”?