Della riedizione del calibro 321 di Omega si è parlato molto su social, testate giornalistiche e forum. Oggi vorrei concentrarmi sulla versione meno chiacchierata, forse perché anche più proibitiva, dello Speedmaster Moonwatch 321 Platinum. Omega ha scelto di inserire questa riedizione del calibro in una cassaforte fatta di soli materiali pregiati: platino, oro, meteorite, ceramica, onice e zaffiro.
Vorrei focalizzarmi su cassa e quadrante perché non me ne voglia il calibro, ma forse, in questo caso, la custodia sovrasta il custodito.
CALIBRO
Omega ha riservato un team specifico a questa missione, una squadra composta da storici, sviluppatori, ricercatori ed esperti orologiai. Obiettivo: riprodurre fedelmente in ogni dettaglio e con le tecnologie e standard qualitativi odierni il calibro 321 di seconda generazione, quello che è a tutti gli effetti andato sulla luna. Tramite analisi tomografica dell’orologio originale appartenuto a Eugene Cernan, il team ha potuto osservare e ispezionare il movimento senza smontare l’orologio. Il valore del cronografo del comandante Gene era (ed è tutt’oggi), infatti, troppo alto per poter essere smontato ed analizzato.
CASSA, QUADRANTE E SCALA TACHIMETRICA
La cassaforte del movimento è di assoluto pregio e riprende le forme asimmetriche del Moonwatch di quarta generazione con anse ad elica ST 105.012 (da notare come il Silver Snoopy Award 50th riprenda anch’esso la quarta generazione). Nello specifico, Omega ha utilizzato una lega proprietaria (Pt950Au20) composta da platino al 95%, mentre il restante 5% da oro, indio e iridio. Dettaglio tecnico interessante, la lega è composta da soli metalli nobili a differenza di molte altre leghe di platino che contengono rame oppure cobalto.
Il quadrante è di tipo step ed è realizzato in onice nero in modo da creare un effetto total black come il cosmo; la differenza con la ceramica nera è decisamente evidente. Sotto le piccole sfere troviamo l’essenza della Luna, la sua roccia è infatti usata per ricoprire i piccoli contatori. Curioso come il meteorite abbia casualmente (?) delle sfumature di grigio che ricordano il colore del nostro satellite visto dalla Terra e che il meteorite non contenga tracce di ferro, tema decisamente caro alla Maison soprattutto in questa edizione così ricca di materiali preziosi.
Gli estimatori del marchio ben sapranno che Omega è venuta in possesso di un meteorite lunare trovato in Nord Africa. Per certificare la provenienza sono state confrontate le analisi chimiche degli elementi presenti con quelle delle rocce prelevate dalle missioni Apollo. Sintetizzando ai minimi termini, la luna non avendo atmosfera è sottoposta a continui “bombardamenti” da parte di altri corpi celesti. Quando un meteorite enorme la colpisce si crea quindi una sorta di “eruzione” e parti di luna possono arrivare sulla Terra.
L’oro bianco 18K è utilizzato per tutte le sfere, per il logo vintage Omega e per gli indici applicati. Quest’ultimi sono lavorati e seguono il piccolo gradino del quadrante. Le anse vanno ad abbracciare un cinturino in pelle nera con ardiglione in platino.
Discorso ampio merita la corona tachimetrica realizzata in ceramica nera tramite diversi passaggi. Cercherò quindi di essere esaustivo. Il primo step consiste nella sinterizzazione della ceramica: pressione, temperatura e tempo sono i tre ingredienti principali. Alcuni pigmenti neri di ossido di ferro vengono miscelati alla polvere bianca di ossido di zirconio ZrO2, successivamente si pressa la polvere in uno stampo con la forma un po’ più ampia e grezza della scala tachimetrica e si scalda a circa 1400°C per un giorno intero. Durante questo processo il volume del pezzo cala di circa il 20-30% a seconda del pigmento miscelato poiché il materiale cristallizza in modo diverso in base ai due ingredienti di partenza (ceramica e colore). Da qui si capisce che in base al colore che si vuole ottenere, lo stampo deve avere dimensioni diverse a seconda della percentuale di perdita di volume, o più semplicemente restringimento. A questo punto si è giunti ad avere una scala tachimetrica in ceramica nera, grezza e non ancora definita. Da qui iniziano le lavorazioni meccaniche per dare la forma finale. La ceramica ha una durezza di circa 1200 Vickers e per lavorarla vengono quindi utilizzati utensili in diamante. Per riferimento, il diamante ha durezza 8400 Vickers mentre un acciaio nitrurato ha durezza di circa 1100 Vikers. La scala tachimetrica ha ora la forma desiderata, tramite un laser viene incisa per 0.05mm di profondità creando lettere, numeri e puntini, compreso il famoso dot over 90. Omega, al fine di ottenere un contrasto assoluto ha scelto di colorare i caratteri tramite smalto bianco e non con la più semplice lacca. Un operatore riempie manualmente con lo smalto bianco le cavità create dal laser, per ben cinque volte. Tra un passaggio e l’altro la scala viene posta in forno a 900°C per far sì che lo smalto si essicchi e se l’operatore sbagliasse a dipingere l’intero lavoro andrebbe scartato. Dopo l’ultimo layer di smalto bianco, l’eccesso viene rimosso ed infine lucidata tramite attacco chimico in modo da ottenere un background lucido per la scala tachimetrica, a mio avviso, più bella mai vista.
Il vetro zaffiro funge da teca quasi a ricordare che quello che è all’interno è un piccolo museo di storia dell’arte orologiera e spaziale, di ingegneria meccanica e dei materiali e del coraggio degli uomini che hanno osato e vinto in tutti i campi.
Listino: 59.600,00€
Street Price: 5-10k € sopra il listino
Speriamo di riuscire a fare qualche foto dal vivo con @Horbiter
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